I messaggi whatsapp ed e-mail, conservati nel cellulare o nel pc, devono essere protetti come la normale corrispondenza. L’art. 15 della Costituzione afferma che «la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili e la loro limitazione può avvenire solo per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge», principio affermato dalla recente sentenza della Corte costituzionale n. 170/2023.

I messaggi dei contribuenti non possono essere adoperati dalla Guardia di Finanza o dall’Agenzia delle Entrate se non autorizzati da specifici e motivato provvedimento del Procuratore della Repubblica. Tale sentenza riguardava la vicenda penale del Senatore della Repubblica Matteo Renzi, il quale, da parte del P.M della competente Procura della Repubblica, aveva subito un’intercettazione dei messaggi e perciò la segreteria del Senato della Repubblica sollevò alla Consulta la violazione degli art. 15 e 68 della Costituzione, stabilendo quest’ultima l’impossibilità di intercettare tali messaggi in quanto assimilabili a documenti materiali come le lettere e perciò considerati come corrispondenza.